BIOGRAFIA

Flavius Claudius Iulianus, nato a Costantinopoli nel maggio del 331 d.C., era figlio di Giulio Costanzo, un fratellastro dell’imperatore Costantino, e della nobile Basilina. Scampato insieme al fratellastro maggiore Flavio Claudio Costanzo Gallo al massacro della propria famiglia, posto in essere nel maggio del 337 dall’esercito a favore (e, presumibilmente, per conto) dei figli di Costantino, fu allontanato dalla corte imperiale; inviato a Nicomedia, in Bitinia, fu affidato alle cure dell’eunuco Mardonio (che lo educò al culto dell’antichità classica) e, soprattutto, del vescovo ariano Eusebio.
A Nicomedia, Giuliano restò sino a quando, nel 342, fu trasferito nella villa imperiale di Macellum, in Cappadocia, dove già risiedeva da tempo il fratello Gallo, e lì visse sotto severissima vigilanza, studiò filosofia e retorica e fu educato alla fede cristiana.
Intorno a 348, Gallo fu chiamato da Costanzo II presso la corte di Costantinopoli e Giuliano si sentì implicitamentente autorizzato a raggiungere il fratello; ben presto, però, Costanzo II lo allontanò dalla città e lo fece trasferire nuovamente a Nicomedia.
Gli anni che seguirono furono fondamentali per la sua formazione culturale; egli subì l’influenza di Libanio e, soprattutto di Massimo di Efeso, un neoplatonico taumaturgo, conosciuto a Pergamo, entrando in contatto con il circolo del neoplatonico Edesio; fu in questo modo che Giuliano si allontanò dal Cristianesimo, maturando una concezione religiosa ispirata all’antico politeismo e al misticismo neoplatonico.
Intanto, morti Costantino II nel 340 e Costante nel 350, Costanzo II era rimasto l’unico imperatore; privo di eredi, nel 351 egli nominò Cesare il cugino Gallo e gli affidò l’Oriente.
Dopo la caduta in disgrazia di Gallo, decapitato nel 354, Giuliano fu chiamato alla corte di Milano da Costanzo II e processato (ma assolto) per disobbedienza e, ancora una volta, tenuto sotto vigilanza.
Nella primavera del 355, gli fu però concesso di andare ad Atene, dove si dedicò completamente allo studio della filosofia neoplatonica; lì conobbe i due futuri vescovi, Basilio di Cesarea e Gregorio di Nazianzo, ma ebbe soprattutto modo di visitare i templi pagani e di essere iniziato ai misteri mitriaci ed eleusini.
Con la probabile intercessione dall’imperatrice Eusebia, Giuliano fu richiamato a Milano da Costanzo II; il 6 novembre del 355, preoccupato per le sorti dell’Occidente, l’imperatore lo nominò Cesare e lo inviò in Gallia, minacciata dai Franchi e dagli Alemanni (intanto sì unì in matrimonio con Elena, sorella dell’imperatore).
In Gallia, dopo un’esistenza dedita agli studi, rivelò doti politiche e militari non comuni e riuscì nell’impresa di restaurare l’ordine nella regione: nel 357 riuscì infatti a sconfiggere gli Alemanni presso Strasburgo e, poco dopo, i Franchi, lungo il Reno, riuscendo quindi nell’imprese di salvare la Gallia.
Altrettanto abile fu nella gestione delle relazioni con Costanzo II, come dimostrano anche i due panegirici sull’Imperatore scritti in Gallia nel 356 e nel 358.
Forte dei successi, riuscì a guadagnarsi la stima dei suoi legionari che nel 360, a Parigi, lo acclamarono Augusto. Dopo una fase iniziale nella quale evitò di contrapporsi in modo troppo netto a Costanzo II, nel 361 Giuliano prese la decisione di marciare verso Oriente, da dove Costanzo II stava intanto rientrando per affrontare la situazione ma, mentre era con il suo esercito a Niš e lo scontro tra le due armate si avvicinava, l’imperatore, colpito da forti febbri, morì a Mopsucrenae, in Cilicia.
Nell’estate del 362, spinto da mistica fiducia nel proprio successo e dal desiderio di porre fine alla questione persiana ed emulare il tentativo di Alessandro Magno e Traiano di unificare Oriente e Occidente in un unico grande impero, si trasferì con le sue truppe nella città di Antiochia; tra le città dell’impero, Antiochia, con la sua proverbiale decadenza morale, era forse quella che incarnava meno lo spirito di Giuliano, che infatti non tardò ad entrare in aperto contrasto con la popolazione locale.
Da Antiochia, Giuliano mosse contro la Persia: conquistò alcune fortezze e costrinse il nemico a chiudersi a Ctesifonte ma, nel corso della campagna, colpito mortalmente in battaglia, morì il 26 giugno del 363.
Il suo posto, fu preso da Gioviano.

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